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Commercialista: cosa leggono le banche sul bilancio dei tuoi clienti?

Un articolo di Valerio Malvezzi.
Tempo di lettura stimato: 4 minuti

Se sei un Commercialista, ti sarà capitato tantissime volte che un tuo cliente ti abbia chiesto "il bilancio per andare in banca", perché, è ovvio, è proprio il bilancio che la banca leggerà.

Ma ora dovresti imparare a spiegare al tuo cliente quali considerazioni farà l'Istituto, a una prima analisi (l'imprenditore deve capire che è importante.

Torniamo a dire che, se ci si reca in banca, è per chiedere soldi.

Nella logica della banca, se ci darà soldi, lo farà per una sola ragione, come detto; perché sta facendo un investimento, perché la nostra impresa è per lei un modo di investire il suo capitale, o per meglio dire, il capitale raccolto presso i risparmiatori.

Alla banca interessa solo capire una cosa: se l'impresa, nello svolgimento della normale attività, genererà presumibilmente sufficiente cassa per rimborsare il capitale, maggiorato di interessi.

Questa logica è vera, se ci pensate, indipendentemente dalla forma tecnica, molto diversificata, in cui può soddisfare le nostre esigenze. Abbiamo detto che il bilancio risponde alla logica della competenza, mentre la banca, come notiamo, sta osservando la cassa.

Abbiamo altresì notato che è opportuno, nel recarci in banca, farlo con un prospetto previsionale, e non solo con il bilancio.

Di solito, succede che l'imprenditore, qualora non abbia tempo, voglia o capacità per farlo da solo, deleghi tale prospetto previsionale a te Commercialista, e tu devi essere preparato per farlo, spremendo le informazioni a chi ti ha fatto la richiesta.

Qual è di solito il ragionamento che vediamo, in tutti i prospetti previsionali, in tutti quei documenti che vengono tecnicamente chiamati business plan?

"Semplifichiamoci la vita, e andiamo all'osso".

Avremo una prima riga, con i ricavi, variamente articolati, e poi una serie di righe con i costi operativi.

Da qui otterremo un margine, detto margine operativo lordo, comunemente definito in italiano MOL, dal quale, deducendo gli ammortamenti, troveremo un secondo margine definito, in italiano, Reddito Operativo.

Da lì, scendendo, troveremo i costi finanziari, straordinari e fiscali, fino ad arrivare a un margine netto.

Non starò ad annoiarvi con le sigle inglesi, che, peraltro, sono molto più chiare, in quanto definiscono bene l'oggetto del numero.

Il punto è un altro.

In questo schema, supponiamo che l'oggetto della richiesta del nostro imprenditore sia finanziare un investimento, supponiamo per semplicità un solo impianto, del valore complessivo di un milione di euro.

Supponiamo altresì che sia ammortizzabile in dieci anni, il che significa che indicheremo nel nostro piano centomila euro l'anno di costi.

Ebbene, il ragionamento che fanno molti Commercialisti che preparano il documento previsionale è semplice: se il reddito operativo, cioè il secondo margine, è maggiore dei costi che stanno sotto, e tra questi ci sono i costi finanziari, allora, dicono, cara banca, devi darmi i soldi, perché come vedi sono in grado di pagarti gli interessi.

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Bellissimo, se non fosse che tale ragionamento è semplicistico.

Ci sono infatti due considerazioni fondamentali che occorre fare.

Il reddito operativo è, per l'appunto, una grandezza di reddito.

Alla banca, interessa una grandezza di cassa, poiché la rata sarà un fatto di cassa.

Dire, nel nostro esempio che avremo, in futuro, un reddito di sessantamila euro, se la rata fosse di cinquantamila, significherebbe forse che quei sessantamila corrispondono a sessantamila di cassa usabili per pagare la rata?

Assolutamente, no.

Basti una banale considerazione: gli ammortamenti, che avremo indicati sopra, sono grandezze fittizie, sono una finzione scenica, non corrispondono a reali uscite di cassa. Lo sappiamo noi, lo sa la banca.

Per converso, nel primo anno avremo indicato nel nostro conto economico solo la quota di ammortamento (stiamo semplificando) di centomila, ma quale sarà il reale esborso monetario per l'impianto?

Un milione.

Insomma, i due linguaggi non si parlano. Per tale ragione, le banche osservano, con un certo interesse, almeno preliminare, la grandezza del margine operativo lordo, in quanto, pur essendo una grandezza di reddito, e non di cassa, almeno non è inquinata dalle politiche dell'azienda (si pensi agli accantonamenti, alla spese capitalizzate, alla ricerca e sviluppo, e così via).

Tutto questo, inoltre, riguarda solo il conto economico, e ancora nulla abbiamo detto dell'altro foglio, lo stato patrimoniale, il quale, essendo più complesso, merita una trattazione a parte.

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Una proposta operativa

Prima di chiudere l'articolo, tuttavia, mi preme venire alla parte propositiva del ragionamento, come sempre.

Ciò che suggerisco non è, ovviamente, quello di non produrre un business plan, utile oggi anche qualora si debba semplicemente chiedere un ampliamento delle linee di fido, quanto piuttosto accompagnare la lettura dei dati previsionali di reddito con un opportuno prospetto che traduca queste ipotesi in ciò che realmente interessa alla banca: verificare quanta cassa produce l'impresa, quanto denaro, quanta moneta.

Io ti presto moneta, tu mi devi ripagare in moneta; questo è il banale ragionamento della banca.

Abituarsi a usare questo linguaggio significa semplificare la vita alla nostra controparte ma anche, indubitabilmente, a noi.

Non possiamo però parlare di come redigere tale documento senza trattare dello stato patrimoniale, ma poiché lo spazio è tiranno, e la pazienza del lettore limitata, lo faremo in un prossimo articolo.

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